Nuovo CAD in vigore da oggi, dopo la pubblicazione ieri in Gazzetta Ufficiale. Atteso da tempo, il decreto legislativo 26 agosto 2016, n. 179 recante Modifiche ed integrazioni al Codice dell’amministrazione digitale, in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche, presenta diverse novità soprattutto nel rapporto fra cittadini ed enti pubblici. Alla base di questa revisione del CAD la necessità di adeguare il vecchio codice dell’amministrazione digitale alle novità normative introdotte dall’entrata in vigore del Regolamento europeo 2014/910/UE eIDAS sull’identità digitale.
Ora non c’è tempo da perdere. Sarà compito del nuovo Commissario straordinario del governo per il digitale e l’innovazione Diego Piacentini, finito nel mirino delle critiche per il suo ruolo in aspettativa da Amazon, trovare il modo per far decollare la riforma digitale della PA.
Domicilio digitale
Fra le principali novità l’introduzione del domicilio digitale, la casella di posta dove i cittadini potranno scegliere (non è obbligatorio) di comunicare online con la PA (ma senza Anagrafe unica non si può fare). L’obiettivo è sostituire gradualmente le comunicazioni cartacee fra enti pubblici e cittadini e imprese, anche se non c’è una deadline per lo switch off della carta e anche l’addio alla carta da parte della PA previsto per agosto è slittato a dicembre.
Il domicilio digitale è definito il “mezzo esclusivo di comunicazione e notifica da parte dei soggetti” regolati dal CAD, e diventa per chi sceglierà di adottarlo il nuovo indirizzo al quale la PA dovrà inviare e ricevere tutti i documenti e le notifiche via PEC.
Cos’è il domicilio digitale?
Il domicilio digitale è un recapito elettronico (indirizzo email) che il cittadino e le imprese decidono di usare per le comunicazioni con la PA. Cittadini e imprese potranno eleggere un loro domicilio digitale per ricevere comunicazioni digitali da parte della PA tramite PEC o un altro oggetto digitale definito dall’Agid e comunque rispondente alle esigenze del nuovo regolamento europeo eIDAS sull’identità digitale, che entrerà in vigore il primo luglio 2016.
Per i cittadini che non eleggeranno un “domicilio digitale” resta tutto come prima: il Governo non può obbligarli a scegliere il recapito via web se non vogliono.
Per disporre di un domicilio digitale, i cittadini dovranno disporre di un account valido di posta in Comune, per l’inserimento nell’Anagrafe nazionale della popolazione residente. Ma la migrazione all’ANPR è complessa, i vari comuni italiani dovranno bruciare le tappe per il buon esito della riforma digitale della PA.
Resta quindi l’incognita sull’effettiva diffusione del domicilio digitale, legato a doppio filo alla costituzione dell’Anagrafe Unica.
SPID
La diffusione di SPID (Sistema pubblico di identità digitale) per consentire a cittadini e imprese di accedere ai servizi online della PA con credenziali personali; l’obbligo di conservazione dei documenti informatici da parte della PA, che dovrà consentire l’accesso ai cittadini.
Per ora la diffusione di SPID va a rilento, con 90.375 identità digitali erogate a fronte dell’obiettivo di 3 milioni fissato dal governo per fine 2016.
Il problema secondo gli esperti è la mancanza di servizi appealing, che spingano i cittadini a fare domanda agli identity provider (TIM, Poste, Infocert, Sielte, Aruba PEC).
Fra le iniziative individuate dal Governo per accelerare l’adozione dello SPID, l’obbligo di detenerlo per accedere al bonus cultura destinato agli under 18 e l’accesso alla rete WiFi pubblica federata del turismo, un progetto che Mibact e Mise hanno messo in cantiere per la prossima in attesa della prima fase sperimentale a gennaio. Un po’ poco per immaginare in tempi stretti un’adozione di massa dell’identità digitale.
Anagrafe nazionale della popolazione residente
Il cambio digitale dei rapporti fra cittadini e pubbliche amministrazioni è vincolato all’iscrizione di questi ultimi all’Anagrafe nazionale della popolazione residente (Anpr). Il processo di migrazione delle singole anagrafi comunali all’anagrafe unica è in corso, non senza difficoltà. La riuscita concreta del nuovo paradigma del ‘digital first’ e del diritto di cittadinanza digitale alla base della Riforma della PA è legata proprio a questa migrazione da parte degli 8mila comuni italiani.
Lo stato di adesione all’Anpr è fermo ai 26 comuni pilota del febbraio 2016 (6,5 milioni di abitanti). Milano e Roma completeranno il subentro a metà 2016. La migrazione completa di tutte le anagrafi comunali è prevista per fine anno, mentre a fine 2017 è fissata l’integrazione con lo stato civile e le liste di leva.
Pagamenti elettronici
Il Nuovo CAD promuove l’utilizzo della moneta elettronica, obbligando gli enti pubblici ad accettare i pagamenti spettanti a qualsiasi titolo attraverso sistemi di pagamento elettronico, compresi i micro-pagamenti basati sull’uso del credito telefonico. Possono comunque essere accettate altre forme di pagamento elettronico.
Lo Stato dovrà promuovere iniziative volte a favorire la diffusione della cultura digitale tra i cittadini con particolare riguardo ai minori e alle categorie a rischio di esclusione, anche al fine di favorire lo sviluppo di competenze di informatica giuridica e l’utilizzo dei servizi digitali delle pubbliche amministrazioni con azioni specifiche e concrete, avvalendosi degli strumenti a disposizione tra cui il servizio radiotelevisivo.
Fonte: Paolo Anastasio per Key4biz.it