In vista dell’inizio dell’anno scolastico il Ministro della Salute aveva invitato le famiglie a dotare gli alunni e gli studenti di cellulari con Immuni attiva, al fine di consentire un efficace contact tracing anti Covid all’interno della comunità studentesca; con ciò, riaccendendo involontariamente i riflettori sul’app, ed in particolare sul suo essere uno strumento attivabile esclusivamente su base volontaria.
Questo particolare aspetto di Immuni genera in chi scrive una certa perplessità, poiché non è revocabile il dubbio che il contact tracing per funzionare correttamente necessiti che tutti o quasi tutti lo utilizzino; ed è altrettanto certo, oltre che evidente, che tale risultato è raggiungibile in termini appaganti solo, per non dire esclusivamente, attraverso l’obbligatorietà dell’attivazione dell’app da parte di tutti i componenti della società.
Per spiegare la mia perplessità, è necessario aggiungere al banale ragionamento sulla realtà dei fatti appena compiuto un altro tassello, questa volta di ordine giuridico.
Immuni, via libera dal GDPR
Il contact tracing in se stesso costituisce un insieme di trattamenti di dati personali ed è pertanto certamente soggetto all’applicazione del GDPR (General Data Protection Regulation), ormai in vigore da qualche tempo in tutti gli stati membri delle UE.
Ai sensi dell’art. 6 di tale normativa il trattamento dei dati personali è lecito, e dunque consentito, sia su base volontaria, e così, previo espresso ed esplicito consenso di ogni titolare dei dati da trattare; sia su base obbligatoria, nei casi ove tale obbligatorietà risponda a) alla esigenza di protezione degli interessi vitali dell’interessato o di altra persona fisica (certamente attuale in caso di pandemia), nonché b) all’esigenza di eseguire un compito di interesse pubblico (come certamente è la tutela della salute).
Ma non è tutto. Poiché il considerando art. 46 del GDPR specifica espressamente che entrambe le ragioni di obbligatorietà del trattamento sopra individuate con le lettere a) e b) ben possono venire in considerazione e richiamate dalle autorità appunto per imporlo a tutti i membri della società, laddove si debba controllare e contrastare una epidemia.
Il governo italiano, dunque, avrebbe tranquillamente potuto imporre legittimamente a tutti i cittadini l’attivazione di Immuni, consentendo così al contact tracing di svolgere efficacemente ed efficientemente il proprio ruolo nel contenimento del Covid, come purtroppo ad oggi non è ancora avvenuto.
Il perché sia stata compiuta la scelta di assoggettare l’attivazione di Immuni al consenso di ogni singolo cittadino italiano, è dunque per il giurista un mistero insondabile, che solo il politologo potrebbe verosimilmente risolvere; ma non è di certo questo lo spazio appropriato per svolgere questo secondo ordine di riflessioni, alle quali peraltro ciascuno di noi può liberamente abbandonarsi in privato.
Chi è l’avvocato Giovanni Ricci
Classe 1968, maturità classica, laurea in giurisprudenza presso l’Università statale di Milano, relatore prof. Alberto Santamaria, con tesi sul diritto antitrust comunitario in ambito radiotelevisivo. Iscritto all’albo degli avvocati dal 21 febbraio 2002. Partner dello studio legale Edoardo Ricci Avvocati, boutique legale operante nell’ambito del diritto societario, commerciale, concorsuale, dei contratti e del diritto civile in generale, fondata dall’avv. prof. Edoardo Ricci, professore emerito di diritto processuale civile all’università statale degli studi di Milano sino al 2010, anno della sua scomparsa. Giovanni Ricci, è responsabile del dipartimento della responsabilità civile dello studio, e ha approfondito con particolare accento sulla responsabilità sanitaria ed i temi ad essa correlati (medical malpractice). Ha inoltre maturato significative competenze in tema di protezione dei dati personali e sulla normativa e sul Regolamento n. 679/2016/UE (GDPR).
Fonte: Avv. Giovanni Ricci per 01net.it