Per quanto ci si impegni a proteggere la propria privacy, ormai lasciamo online delle vere e proprie “impronte digitali” che sviluppatori e siti usano per tracciarci. Nel settore sicurezza si chiama “fingerprinting” ed è legato al fatto che lasciamo tracce nel mondo digitale di informazioni riguardanti il tipo di dispositivo che impieghiamo, risoluzione schermo, sistema operativo e tanti altri dettagli che una volta raccolti praticamente ci identificano. “Ottieni abbastanza di questi attributi insieme e crei essenzialmente un codice a barre“, ha spiegato Peter Dolanjski, responsabile prodotto per il browser Firefox di Mozilla, al New York Times. “Quel codice a barre è assolutamente identificabile in modo univoco”.
E come si può intervenire? Non si può tendenzialmente, perché l’azione di raccolta avviene in background in app e siti web. Il cookie web è stato “sconfitto”, ma di strumenti per bloccare il resto le opzioni sono ancora poche. Su iPhone e Mac (aggiornando alle ultime versioni degli OS) il browser Safari consente di ridurre in automatico le informazioni per il corretto caricamento dei siti.
Su Android e Windows il browser Firefox ha introdotto il blocco delle impronte digitali da quest’anno, ma la funzionalità può impedire il caricamento di alcuni siti Web o l’elaborazione di un pagamento da parte di un sito e.commerce, pertanto non è attivata per impostazione predefinita. Per attivarla bisogna aprire le preferenze del browser, fare clic sulla privacy e sulla pagina di sicurezza, selezionare “Personalizzato” e spuntare “fingerprinters”. Google dovrebbe introdurre un blocco analogo su Chrome, ma non ha specificato quando sarà disponibile.
In tutti gli altri casi l’unica alternativa è impiegare un componente aggiuntivo per browser come ad esempio Disconnect. Ma può succedere di avere problemi su siti normali e piattaforme e-commerce.
Fonte: Dario D'Elia per Tomshw.it